domenica 10 agosto 2008

Postdamerplaz


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Il mondo sembra oscurarsi al crepuscolo, ma io lo racconto come all'inizio, con la mia cantilena che mi tiene in vita, dispensato dai tumulti dell'ora, e risparmiato per il futuro.

Basta con l'espansione nel tempo avanti e indietro nei secoli,
posso pensare solo da un giorno all'altro.
I miei eroi non sono piu guerrieri e re ma i fatti di pace, uno vale l'altro:
le cipolle messe a seccare, buone come il tronco d'albero che porta attraverso la palude, ma ancora nessuno è riuscito a cantare un epos di pace.
Cosa c'è nella pace che alla lunga non entusiasma e non che si presta al racconto.
Devo darmi per vinto ora?
Se mi do per vinto allora l'umanità perderà il suo cantore,
e quando l'umanità avrà perso il suo cantore, avrà perso anche l'infanzia.



Non riesco a trovare la Postdamerplaz.

No, credo sia qui...

No no, non può essere, perchè nella Postdamerplaz c'era il caffè Josti. Ci venivo
il pomeriggio a chiacchierare e a bere un caffè, guardavo la gente, dopo aver fumato i miei sigari da "Lounse una Wolff", una tabaccheria prestigiosa, proprio qui di fronte.

Allora, non può essere qui la Postdamerplaz.
E no, non si incontra nessuno, cui poter chiedere.

Era una piazza animata, tram omnibus a cavalli e due auto: la mia e quella della cioccolata Hamman.

Anche i magazzini Werthein erano qui, e poi,
all'improvviso la,
sventolarono delle bandiere.
L'intera piazza ne era piena
e la gente non era più gentile
e neanche la polizia.
Ma non mi do per vinto, finchè non ho trovato, la Postdamerplaz.


Dove sono i miei eroi?
Dove siete voi figli miei?
Dove stanno i miei?
Gli ottusi?
Quelli delle origini?


Chiamami, oh musa, il povero immortale cantore, che, abbandonato dai mortali suoi uditori, perse la voce, lui che angelo del racconto, è diventato il suonatore d'organetto là fuori, ignorato o deriso, alle soglie della terra di nessuno.



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